CENTRO DOCUMENTAZIONE HERBET
Il centro è dedicato a Joseph Herbet, capitano di miniera del sito estrattivo. Un’esposizione fotografica permanente ne racconta la storia e le testimonianze di quel periodo.
Nel 1864 nasce a Challand-Saint-Anselme Joseph Herbet da una famiglia originaria di Arbaz, sito minerario attivo fin dal XVII secolo. Negli ultimi anni del secolo, Herbet sarà capitano di miniera presso le miniere d’oro di Fenilliaz e Chamousira alle dipendenza della società inglese The Evançon Gold Mining Company.
Dalle poche testimonianze raccolte, emerge la sua personalità di uomo dinamico e attento alle innovazioni anche tecnologiche del suo tempo. In quegli anni si appassiona di fotografia e con un banco ottico “folding 13×18”, di probabile costruzione torinese, ritrae persone, famiglie e luoghi e soprattutto lascia alcuni scatti che illustrano l’attività mineraria nell’area di Brusson e Challand. Si tratta di un limitato numero di scatti che sono in parte presentati in questa esposizione permanente. La fotografia è uno straordinario strumento, capace di offrire la trama di un tempo ormai lontano impressa su un documento di grande profondità.
Le immagini di Herbet sono testimonianze vive della trasformazione profonda del paesaggio e della società nel corso del XX secolo. Joseph Herbet si colloca quindi all’incrocio della modernità e ne è un privilegiato testimone che consente a noi oggi di poter ripensare alla poesia dei luoghi e degli uomini che hanno costruito il fondamento del nostro tempo.
IL SITO MINERARIO
La miniera di Chamousira Fenilliaz è la più importante miniera d’oro della Valle d’Aosta. La scoperta di questa miniera risale al 1899 e la sua storia accompagna quindi l’epoca moderna della metallurgia della Valle d’Aosta. Un’epoca di grande fermento imprenditoriale che vede protagonisti importanti gruppi e società europee. Il giacimento di Chamousira Fenilliaz fu sfruttato con un certo successo dalla compagnia inglese “The Evançon Gold Mining Company Limited”. La miniera ha un’estensione in sotterraneo di circa milleseicento metri e aveva un complesso di installazioni esterne per il trasporto e il trattamento del minerale. Il Museo vi accoglie in una struttura suggestiva e panoramica che insiste sull’area a sua tempo occupata dalla teleferica del minerale che si affaccia sulla valle d’Ayas.
La galleria museo trova un elemento di continuità all’aperto nella terrazza aerea che evoca la presenza della funicolare dei primi del Novecento ormai scomparsa da tempo. Questa architettura, non soltanto rievoca un elemento del paesaggio storico, ma è anche una metafora dell’arditezza tecnica e ingegneristica che accompagna, per sua natura, la storia dell’industrializzazione del mondo alpino. Il progetto di valorizzazione dell’intero sito minerario, sia nella sua parte museale che nell’allestimento della mostra permanente dedicata all’opera di Joseph Herbet, fotografo e capitano di miniera, è improntata alla massima semplicità e rigore formale.
La restituzione al pubblico dei siti del patrimonio industriale, tende sempre e inevitabilmente, a cancellare la gran parte dei segni più evocativi delle condizioni, spesso durissime, del lavoro e della vita di miniera. Il museo di Chamousira/Fenilliaz è stato pensato e costruito nel tentativo di consentire al visitatore di percepire ancora, per quanto possibile, l’anima di un tempo ormai lontano che è però fondamento dei valori del mondo contemporaneo.
STORIA DELLA MINIERA
Minatori e maestranze
L’attività della miniera di Chamousira iniziò nel 1899 e raggiunse il massimo sviluppo con la società inglese “The Evancon Gold Mining Company Limited” tra il 1902 e il 1907. Nel 1902 lavoravano nella miniera 19 operai; il numero di questi venne incrementato a 100 unità negli anni della massima attività. Le squadre erano composte da circa 10 minatori e 2 falegnami. Il personale includeva “vagonatori”, “portaferri” e alcuni operai addetti al funzionamento della teleferica. Gli operai provenivano quasi tutti dai villaggi del comune di Brusson, mentre il personale tecnico era prevalentemente inglese.
Il giacimento e le sue caratteristiche geologiche
La miniera di Chamousira sfruttava i filoni di quarzo mineralizzati a oro che attraversavano gneiss e micascisti. Alcuni filoni affiorano sul versante sinistro (idrografico) del torrente Evançon. Il filone Fenilliaz, uno dei maggiori e sfruttato su sette livelli, ha uno spessore medio compreso tra 60 e 80 cm. È diretto E-W ed è inclinato di 28° – 45° verso N-NNW. Il filone Speranza ha una potenza media di 30 cm. Il filone Gae Bianche ha una discreta potenza ma uno sviluppo più complesso e articolato.
Carreggio del minerale e trasporti interni ed esterni
La miniera d’oro di Chamousira sfrutta il filone aurifero di Fenilliaz; si articola su sette livelli e ha uno sviluppo interno di circa 1.600 m. Il materiale scavato veniva trasportato all’interno delle gallerie e quindi fatto scendere attraverso discenderie fino alla galleria di careggio a quota 1.550 s.l.m. Al livello di carreggio, una tramoggia caricava i vagoncini (decauville) con i quali il minerale veniva trasportato alla teleferica che collegava la miniera alla laveria in località Pontey (Ponteille).
Attività della miniera e produzione
Il giacimento di Chamousira è caratterizzato dalla presenza di oro nativo oppure in associazione con solfuri (pirite e galena) in vene di quarzo. Il minerale ricco era di prima qualità se la concentrazione d’oro era superiore a 60 g/kg, di seconda qualità se la concentrazione era compresa tra 30 e 60 g e infine di terza qualità se la concentrazione era tra 3 e 30 g. La produzione d’oro della miniera è stata stimata in circa 4 tonnellate nel periodo relativo ai primi anni del Novecento.